Diario fotografico e sensoriale: inverno in Côtes d’Armor

Sommario

Abbiamo desiderato compiere questo viaggio da quando è iniziata la nostra storia d’amore. Gibi ed io eravamo già stati in queste zone. Ognuno per conto suo. Nelle nostre vite precedenti. I soliti viaggi in Bretagna, con la solita fretta e poco tempo da dedicarle. Con nel cuore la promessa di ritornarci per viverla nel profondo. E così che è iniziata la nostra romantica avventura in Côtes d’Armor. Ed ecco il diario fotografico e sensoriale e fotografico di questo viaggio lento.

Diario fotografico e sensoriale: inverno in Côtes d’Armor

Arriva quel momento nella vita nella quale tutto cambia. Tu cambi. E anche l’amore della tua vita sta cambiando. Devi trovare dei compromessi per ricominciare la nuova esistenza nel migliore dei modi, all’altezza di nuove e grandi aspettative.

La velocità. È stata proprio lei la causa di ogni nostro stress quotidiano. Il freno che non ci ha lasciato godere degli attimi. Ed è lei che abbiamo deciso di contrastare. Semplicemente perché non ci veste più bene come una volta. Il mondo sta andando sempre più veloce ma noi, andando controcorrente, abbiamo deciso di rallentare. Fuori dagli schemi. Come abbiamo sempre fatto. E oggi ancor di più.

Tutto il carattere di un luogo

È con questa nuova consapevolezza che siamo arrivati nelle Côtes d’Armor.

Un angolo di Bretagna, uno straordinario scrigno, come pochi ce ne sono in Europa. Qui permangono gli aspetti più immutati del paese dei fari e delle maree.

Ovunque chiese e cappelle nascoste in villaggi sperduti, edifici antichi figli dell’età del commercio del lino, paesaggi, pesca, case graticcio, tradizioni e natura. Ma anche splendide località di vacanza.

Côtes d’Armor. Un nome che significa “paese delle coste del mare”, e non è un azzardo o una semplice licenza poetica. Perché la costa qui, creata da lingue fluviali sommerse dall’acqua marina, è talmente estesa e frastagliata che ad ogni chilometro regala bellezza e paesaggi differenti.

Siamo arrivati a Binic in un piovoso martedì di fine dicembre. A poche ore da un Capodanno che, adesso, sappiamo essere stato incredibilmente romantico.

Il primo impatto che ti sconvolge i sensi

C’è solo l’imbarazzo della scelta. Cosa vedere prima? L’alta marea, le spiagge, i fari, i castelli, le aree naturali, i villaggi. E cosa assaggiare? Il pesce, i dolci, la carne, il sidro. Sono infinite le cose da fare e le prelibatezza da assaggiare in Côtes d’Armor.

Questo spaccato di Bretagna si specchia languidamente sul canale della Manica. Oltre 300 chilometri di spiagge di sabbia finissima dalle quali ammirare le potenti maree, le più alte d’Europa. Ma anche le basse maree, in occasione delle quali si può andare alla ricerca di ostriche, crostacei e molluschi che affiorano dalla sabbia e sulle rocce.

Siamo scesi dalla macchina per salire nell’appartamento che per 15 giorni ci avrebbe ospitato nel pieno rispetto del lento mood bretone. A cavallo di un anno che sarebbe passato e un nuovo anno che sarebbe arrivato. La nostra celebrazione all’annuale cambio di guardia che sempre ci emoziona tanto.

Io cerco sempre sistemazioni panoramiche e d’impatto. Ma questa volta credo di essermi superata. Dalle finestre del nostro nido si stagliano l’infinito e il mare. Prima altissimo, poi bassissimo, poi i tramonti e dopo le albe, il sole, la pioggia ma anche la neve. Abbiamo assistito alle più incredibili proiezioni che la natura possa mai offrire, con in mano una tazza di tisana fumante e una bolée di sidro. Pronti per scoprire cosa c’era là fuori.

Strade e chilometri

Per godere al massimo di questi luoghi bisogna essere pronti a percorrere chilometri e chilometri. E questo fatto è già la prima bellezza. Guidare su queste strade è meravigliosamente rilassante. Non puoi avere fretta qui perché, spesso, per andare in posti differenti devi obbligatoriamente ripercorrere i passi appena fatti e passare per un pezzo di strada percorsa prima.

La N12 è una delle strade principali che percorre il cuore delle Côtes d’Armor e collega Rennes con Montauban, mentre St-Brieuc è il fulcro della rete stradale regionale. Da qui si dipartono la D790 e D700 verso il centro della regione, e la D786 che corre lungo la Côte de Granit Rose.

E mentre guidi, hai la possibilità di scorgere il piccolo particolare che prima ti è sfuggito. E ti senti felice. Io amo guidare e in questo paradiso è stato fantastico. Non sai dove guardare prima, ti fermi ad ogni scorcio panoramico e ci ritorni.

Ma altrettanto facile è utilizzare autobus e treni che collegano i centri principali. Perfetti per chi alla guida prova solo stress.

Meraviglie e gioielli

Il confine est delle Côtes d’Armor si presenta con una costa che è una successione di spiagge e scogliere in pietra calcarea rosa. Le brughiere spazzate dal vento creano l’eccezionale paesaggio che prende vita con il Cap Fréhel e il suo omonimo faro.

I fari bretoni. Sono il must to see in Côtes d’Armor: Cap Fréhel, della Croix, di Bréhat, di Pointe-à-l’Aigle. Imperdibili e visitabili in alcuni momenti dell’anno.

A sud di St-Brieuc si staglia il confine ideale tra la parte celtica e quella occidentale della Bretagna. Nei suoi pressi, Lambaille è terra di vecchie fortezze e guerre antiche per il possesso dei ducati.

Antiche città come Quintin e Montcontour, con i loro edifici raccontano di un glorioso passato medievale di produzione del lino mentre Paimpol, sulla Côte de Goëlo, rimanda ad un tempo dimenticato nel quale i marinai coraggiosi salpavano con le loro navi alla volta dell’Islanda per la pesca al merluzzo. Stessa sorte per Binic.

Per gli amanti della natura, l’Île de Bréhat offre l’opportunità di fare passeggiate romantiche e panoramiche in un incredibile ambiente mediterraneo, mentre l’arcipelago delle Sept-Îles ospita colonie di uccelli marini.

Se i sensi non fossero già abbastanza deliziati, allora sulla Côte de Granit Rose raggiungeranno l’apoteosi. Gli spuntoni rocciosi dai toni caldi vengono erosi dai venti battenti e dalle piogge che ricreano un paesaggio onirico.

Le spiagge sono magnifiche. Perros-Guirec e Trégastel d’estate si riempiono di turisti, ma d’inverno sembrano quinte di sbarchi di pirati o luoghi di antichi naufragi.

Si passa poi per le brughiere del Trégor che sfumano i loro colori nei campi e nelle valli boscose dell’entroterra, che i celti chiamavano Argoat, dove chiese e calvari sono la testimonianza della secolare fede religiosa. Tréguier possiede la cattedrale gotica più belle della Bretagna, solo delicatamente decorata ma piena di fascino.

Infine, è impossibile perdersi l’estuario del fiume Léguer, che si snoda lungo quasi 6 chilometri tra Lannion e La Manica. Durante la bassa marea è punteggiato dalle barche in secca che sembrano relitti abbandonati nel tempo e nello spazio. Ma che all’arrivo dell’acqua riprendono a vivere e galleggiare in una magnifica danza.

Le delizie del palato

Mare e terra. Due anime fiere che convivono pacificamente nella cucina di questo paradiso affacciato sul canale della Manica ma ben saldo all’entroterra bretone.

Granchi giganti, gamberi e pescato del giorno, non mancano mai sia sulle tavole domestiche che nei ristoranti. Accompagnato da alghe, burro salato e deliziose salse all’aglio e al limone, il pesce è buonissimo. Ben cucinato e sempre freschissimo.

Ma non potevamo farci mancare i piatti di terra dei quali siamo ghiotti. Il Kig ha Farz, bollito misto con il budino di grano saraceno e l’agnello sono stati i piatti forti delle nostre cene in giro per la zona. Mentre a pranzo abbiamo quasi sempre optato per le tipiche galettes salées di grano saraceno, farcite con prosciutto, formaggio e uova. Un po’ meno abbiamo apprezzato le andouilles e le andouillettes, i tipici salumi confezionati con le interiora del maiale, molto saporite ma dal gusto un po’ forte.

Anche le gioie dolci per il palato si distinguono per peculiarità. Se si viene da queste parti è d’obbligo assaggiare dolci al caramel au beurre salé, il far bretone, i biscotti palet o sablés al burro e lo scenografico Kouign-amann, un impasto di pane, burro salato, zucchero che viene piegato con la tecnica della pasta sfoglia e cotto. Da provare per le vie di Dinan, passeggiando nelle acciottolate strade tra le mura medievali, i bastioni ancora eretti e le botteghe di antichi mestieri.

Voglio concludere questo nostro diario di viaggio con il piccolo racconto della bevanda tipica del territorio. Il sidro. Non c’è altro posto al mondo dove il sidro sia più buono. Qui vanta tradizioni antichissime, mele antichissime, tecniche antichissime. Brût o dolce è una vera e propria delizia che si abbina con tutto e tutti i gusti. Com’è stato emozionante berlo proprio secondo tradizione: dentro alla bolée, la pittoresca tazza dalla quale mi sono lasciato ispirare e coccolare. In ogni momento nel quale l’ho alzata per sorseggiare il delicato nettare di mela, mi sono sentito parte di questa terra.

Questo è quello che amo di più dei nostri viaggi lenti. La possibilità di sentirci parte del luogo e delle tradizioni. Anche se fuori dalle normali stagioni di visita. Anzi. Forse è proprio questo il segreto per non trovarsi invischiato nei rituali fatti apposta per il turismo di massa. Ma provare a circondarsi dalle abitudini naturali che sono la vera essenza di ogni luogo, questo sì che è pura meraviglia.

Abbiamo vissuto il nostro sogno invernale. Abbiamo scattato tante fotografie. Abbiamo tanti ricordi. Tanti giorni per diventare parte di questo angolo di Francia. Li ho condivisi nell’articolo con la gioia nel cuore e con la speranza che possano essere d’ispirazione. Il significato di ogni nostro semplice racconto è proprio questo: ispirare chi ci legge e celebrare i luoghi e le persone.

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