Meta turistica piemontese molto amata per la natura, la spiritualità e la produzione dell’omonimo formaggio, Castelmagno è piuttosto definibile come un grande territorio montano che, con le sue quindici frazioni di piccole dimensioni, costella alcune pendici montuose della Valle Grana. Il suo sviluppo montuoso che ne caratterizza l’originale aspetto frammentato, contribuisce a raccontare molto delle sue origini antichissime e dei suoi trascorsi storici, artistici e tradizionali.
Il territorio di Castelmagno
Dall’anno 2000 ha sancito la sua appartenenza alla minoranza linguistica della comunità occitana, una delle comunità europee che pur non avendo potuto costituire un loro statuto nazionale, sono riuscite a mantenere un’identità etnica e linguistica proprie, testimoniate da documentazioni antichissime anche di lotte per scongiurare la loro assimilazione da parte degli stati nazionali che le ospitano. Castelmagno possiede un nome, una storia, un’economia, una cultura, una popolazione, un territorio e una lingua che ne caratterizzano l’identità: Chastelmanh.
Spopolamento di un territorio
Da sempre territorio montano dove le attività tipiche e tradizionali gli hanno consentito di lasciarci numerose testimonianze, a partire dalla seconda metà del XX secolo ha iniziato piano a piano a spopolarsi. Gli abitanti si sono trasferiti nelle zone più industrializzate e le frazioni hanno iniziato a svuotarsi a tal punto che oggi quelle stabilmente abitate si possono contare sulle dita di una mano e gli abitanti residenti sono, come da fonti comunali, soltanto 59.
Castelmagno e la sua cultura
Il nome di questo territorio è indissolubilmente legato alla produzione dell’omonimo formaggio che ne è fonte economica primaria. Il legame della comunità con la tradizione, ha dato vita a laboratori artigianali specializzati in tessuti, cuoio, legno e prodotti gastronomici tipici. Inoltre a Castelmagno c’è la sede del Centro Occitano di Cultura “Detto Dalmastro” , un’associazione che si occupa, anche attraverso la pubblicazione di un periodico, della tutela e della valorizzazione della lingua occitana. Non da ultimo viene l’interesse spirituale e sacro, dovuto al meraviglioso Santuario di San Magno meta di pellegrinaggi e celebrazioni sacre.
Cosa fare a Castelmagno e come arrivare
Castelmagno e la Valle Grana sono sempre raggiungibili da Cuneo attraverso il paese di Caraglio, e fuori stagione invernale anche attraversando i Colli Valcavera e Fauniera che li uniscono alla Valle Stura, e attraverso il Colle d’Esischie dalla Valle Maira e dalla Valle Gesso. Ciò che attira di ognuno di questi percorsi, è il transito attraverso paesaggi montani d’incredibile bellezza, maestosità e fascino.
Il santuario di San Magno
Il santuario è situato nella parte più alta di Castelmagno, ad un’altezza di 1760 metri proprio sul passaggio dei pastori che attraversano le Valli circostanti. Il sito era considerato sacro già nell’antichità ed era dedicato a Marte. Il santuario oggi è intitolato a San Magno, uno dei compagni di San Dalmazzo ed eroe della legione di Tebe, e viene festeggiato tutti gli anni il 19 di agosto. Solo nei primi anni del 1700 è iniziata la costruzione del santuario come lo vediamo oggi, come ampliamento delle cappelle che nel sito erano state erette nei secoli precedenti e a tutt’oggi conserva un’eredità artistica di notevole interesse.
Il santuario accoglie pellegrini e turisti con servizi di accoglienza, ristoro e celebrazioni liturgiche ad orario. E’ visitabile e nella chiesa si possono ammirare tele settecentesche, affreschi, opere in marmo, e una scultura lignea dedicata a San Magno molto pregiata. Conglomerate nel Santuario ci sono la Cappella oggi detta Allemandi del 1475 in stile gotico, una torre campanaria e una seconda cappella che prende il nome di Cappella Vecchia la quale presenta una volta a botte.
Dall’esterno si possono ammirare e percorrere un grande porticato tutto attorno al santuario e un grande piazzale antistante l’intero edificio. Nel sito sono stati fatti diversi ritrovamenti importanti dal punto di vista religioso e storico tra i quali una lapide romana, delle tombe e degli oggetti del 250 d.C.
Castelmagno il Re dei formaggi piemontesi
E’ il RE dei formaggi piemontesi. Le sue origini sembrano essere antichissime se consideriamo un documento che ne attesta la presenza già nel 1277. Riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, nella sua versione d’alpeggio è presidio slow food, menzione che ne tutela la sua produzione che deve avvenire tra giugno e settembre, da animali al pascolo libero, con tecniche tradizionali, rigorosamente in malga sopra i 1600 metri e solo nel comune di Castelmagno.
Caratteristiche
E’ un prodotto a pasta semidura ed erborinata in forme cilindriche che possono pesare dai 2 ai 7 kg. Il latte utilizzato è di tipo vaccino crudo che presenta il profumo caratteristico delle erbe dove pascolano gli animali. In taluni casi può essere miscelato con del latte ovino o caprino per una quantità non superiore al 20%. In base alla stagionatura il suo colore varia dal bianco al giallognolo, e la crosta da liscia passa ad essere rugosa.
Il sapore del Castelmagno Dop è piuttosto deciso, e quando poco stagionato presenta la tipica friabilità che ne è caratteristica propria. Viene pressato in forme e messo a stagionare per almeno sessanta giorni in grotte specifiche che concorrono, grazie alle loro caratteristiche, alla maturazione e alla produzione di un prodotto perfetto.
La sua denominazione Dop ne garantisce produzione, stagionatura e provenienza del latte nei comuni di Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana. Caratteristici e distintivi anche il marchio impresso e l’etichetta che ricorda la croce occitana su ogni forma.
Gustato da solo, sciolto o in ricette quali gli gnocchi di patate, è semplicemente irresistibile. Assieme agli altri piatti tipici della cucina piemontese
Altre cose da fare nei dintorni
Ambiente ideale per gli appassionati di escursioni, la zona offre sentieri facili e percorsi in montagna molto interessanti.
La risalita ai monti Tempesta e Tibert sono luoghi ideali per chi ama le alte vette, mentre per chi ama le grotte nei dintorni si trova il “Pertus d’la Patarassa”, una grotta di ghiaccio perenne.
Anche un’escursione alle borgate più o meno disabitate come Narbona può essere un’esperienza esaltante e a contatto con una storia a forte identità. Non perderti l’articolo su Narbona dal titolo Borgo disabitato in Piemonte.
Ci si può recare al Santuario, per un pellegrinaggio privato, in gruppo oppure solo semplicemente per la sua festa patronale il 19 di agosto, durante la quale si può assistere alla sfilata tradizionale della “Baìa de Chastelmanh” .
Ma non da ultima, la possibilità di assaggiare i prodotti tipici, magari acquistando in una bottega locale il RE formaggio e le altre specialità come i biscotti di farine della zona quali quelle di frumento integrale, nocciole, castagne, mais e barbarià la farina mista di grano e segale.
Sul sito del Santuario di San Magno si possono trovare le notizie utili per le visite e le celebrazioni in base alle stagioni e alle condizioni del momento.