I bronzi di Riace e Porticello

Sommario

Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ospita, tra le sue magnifiche collezioni permanenti dedicate alla storia del popolamento urbano della regione dalla preistoria fino alla romanizzazione, alcuni straordinari reperti in bronzo conosciuti in tutto il mondo.

I bronzi di Riace e Porticello

Si tratta delle due statue bronzee rinvenute nei fondali di Riace Marina e delle due teste scultoree rinvenute a Porticello: parliamo dei famosi Bronzi di Riace, della Testa del filosofo e della Testa di Basilea. Queste magnifiche opere, considerate capolavori scultorei di elevatissima produzione artistica sono, senza ombra di dubbio, annoverabili tra le più considerevoli scoperte archeologiche fatte in Italia nell’arco del secolo scorso. Sono la testimonianza delle arti scultoree dell’antichità e sono emerse dalle placide acque del mare in ottimo stato così da mostrare al mondo il loro altissimo livello tecnico e stilistico.

Se i dubbi sulla loro magnificenza si dissipano appena li si osserva, molti altri e molti interrogativi restano a tutt’oggi senza soluzione o comunque senza un responso così certo.

La scoperta dei bronzi di Riace e Porticello

E’ nell’agosto del 1972 che i due vigorosi e aitanti uomini di bronzo si destano dopo il loro lungo sonno iniziato nella profondità delle acque del mar Ionio. Chi ha avuto il privilegio di risvegliarli è un certo Stefano Mariottini, fino a quel momento un normalissimo appassionato di subacquea in vacanza proprio a Reggio Calabria.

Durante una delle sue immersioni nei fondali di Riace Marina, ad 8 metri di profondità a 200 metri dalla costa, viene attratto da qualcosa che spunta sotto la sabbia del fondale. Accertatosi che si trattava di un qualcosa di duro e rigido simile ad un braccio antropico, decide di scavare fino a liberare dalla coltre sabbiosa la prima statua e poi anche la seconda. E da qui la storia riprende a scorrere fluida ed energica: come se i due uomini non attendessero che questo momento da secoli per mostrare al mondo moderno la loro gigantesca potenza, la loro fierezza e la loro vitalità.

La fama dei bronzi di Riace e Porticello

Da questo momento i Bronzi, Mariottini e la piccola località reggina di Riace conquistano la popolarità in tutto il mondo, e dopo un intenso lavoro congiunto con gli organi preposti, le statue vengono portate sulla terraferma. Ripulite dai depositi marini sia a Reggio Calabria che all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, arrivano al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e qui sono a tutt’oggi ammirabili, in una sezione appositamente dedicata, collocate su basamenti antisismici e in ambiente dove temperatura e umidità sono stabili.

Cosa sappiamo dei bronzi di Riace e Porticello

I Bronzi sono per convenzione denominati Bronzo A e Bronzo B, per distinguerli in base alle loro caratteristiche. Sono alti circa 2 metri, pesano circa 160 chilogrammi e rappresentano due figure maschili nude. Ancora oggi ci si dibatte per stabilire se si tratta di atleti, guerrieri o divinità, se facenti parti di un gruppo di statue che narrava una vicenda o se singole. I dati a disposizione fanno capire comunque che con la loro possanza, prestanza fisica così come la nudità e le probabili armi che quasi sicuramente indossavano, ci troviamo in una dimensione tipica del mito e degli eroi greci.

I dettagli

Difficile, quando li si ammira, non notare i particolari abilmente riprodotti: tutto il loro corpo è descritto in modo accuratissimo, la muscolatura ben definita, volto e testa perfettamente realizzati e ricchi di particolari, persino le ciglia sono precisamente inserite e sono in argento così come i denti che si intravedono attraverso le labbra in rame socchiuse del Bronzo A. Barbe ricche e morbidamente arricciate, e occhi in avorio e pasta vitrea risultano particolarmente reali. Il Bronzo A possiede anche una folta e lunga capigliatura morbidamente arricciata, non visibile nell’altro Bronzo che invece possiede un copricapo.

Probabilmente in origine portavano lancia e scudo. Tutte queste caratteristiche fanno pensare agli esperti che siano dello stesso periodo ovvero la metà del V secolo e molto probabilmente provenienti da Argo, considerando la terra di fusione ritrovata all’interno delle statue. L’artista, quasi sicuramente uno solo, ha dato vita alle figure tramite la fusione a cera persa che, tecnica piuttosto impegnativa e laboriosa, gli ha permesso di creare statue cave come lo sono i Bronzi. Sul nome del maestro scultore che ha creato i Bronzi ancora non c’è risposta. Come resta ancora da chiarire esattamente come hanno fatto a finire sotto al mare.

Ma poco importa se ancora non tutti i tasselli della loro storia sono al loro posto. Infatti ciò che conta veramente è che la coppia scultorea dei Bronzi di Riace rappresenta una bellezza, un’armonia e un equilibrio di forme indiscusso, che anche ai meno esperti balza subito all’occhio.

I bronzi di Porticello

Ma non solo Riace ci ha restituito opere di immenso valore. Al largo dell’insenatura di Porticello a Villa San Giovanni sullo stretto di Messina, nel 1970 sono iniziati scavi subacquei nei pressi di un relitto antico e del suo carico.

I resti dello scafo ritrovato casualmente da pescatori del luogo, non erano molti ma sufficienti per datare il naufragio nel IV secolo a.C.. Identificato il relitto come nave carico merci, dopo il probabile naufragio ha riversato sul fondo marino vasellame, ceramica, anfore, argento e piccoli calamai per l’inchiostro.

Ma i pezzi più importanti del carico si sono rivelati essere parti anatomiche di statue bronzee, tra cui due teste, forse destinati ad essere fusi. Il relitto è stato purtroppo oggetto di scavi e trafugamenti clandestini, eventi che hanno ridotto notevolmente la quantità di tesori recuperati legalmente.

Le teste bronzee

Le due teste sono conosciute a livello mondiale come la Testa del Filosofo e la Testa di Porticello.

La Testa del Filosofo è stata accomunata con dei frammenti bronzei riconducibili ad un uomo che indossava una tunica lunga drappeggiata, un uomo di cultura, un poeta o un filosofo appunto e databile alla metà del V secolo a.C.. La testa dell’uomo, è completa di una lunga barba a ciocche e dei capelli morbidamente arricciati. E’ giunta a noi intatta, mancano solo un occhio e una piccola parte di capelli.

Anche la Testa di Porticello rappresenta un uomo maturo barbuto. La Testa, che riporta tratti e caratteri molto ben delineati, fu trafugata e venduta al Museo di Antichità di Basilea che non la espose mai. Da quel momento ha preso il nome che ancora possiede, ovvero Testa di Basilea. Di dimensioni un po’ più grandi rispetto alla realtà, pare essere appartenuta ad una statua intera distrutta a martellate, cosa che ne ha danneggiato in questo caso anche il viso.

Entrambe le Teste sono esposte vicine e nello stesso spazio espositivo dei Bronzi di Riace, con i quali creano la più importante collezione di bronzi greci recuperati, a livello mondiale.

Il Museo Archeologico di Reggio Calabria

Il mistero, il fascino e la bellezza altro non fanno che alimentare la magia attorno alle figure. Nel buio del mare hanno riposato per millenni, accarezzati dal dondolìo dell’acqua e ricoperti di candida sabbia che a modo suo ha contribuito alla loro conservazione. Le loro forme giganti o reali, atletiche o filosofiche finalmente possono essere ammirate e la loro gloria riconosciuta. Vivranno per sempre nella loro casa all’interno del museo a testimonianza del mondo antico e della loro storia che è anche la nostra storia.

Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ospita anche altre splendide collezioni suddivise in sezioni ben distinte e facilmente visitabili che raccontano la storia delle popolazioni in Calabria dalla preistoria all’epoca romana. Da visitare sicuramente nell’ambito di un soggiorno nella splendida città.

Se decidi di fare un salto anche a Messina, non perderti il Campanile astronomico della città con tutto il suo suggestivo meccanismo.

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