Il mondo digitale mi piace. Stimolante, coinvolgente, socializzante. Un veloce teletrasporto stile Star Trek. Collega tutto e tutti con un’apparente semplicità e linearità da far quasi paura. Ed è incredibilmente comodo e performante. Ma, per quanto mi riguarda, mi sono accorta che ci sono tanti “ma” da tenere in considerazione.
30 giorni di digital detox e la mia esperienza
In certi momenti mi rendo conto che non mi basta. Corre troppo veloce, è effimero. Spesso sento che mi manca la vita del passato nella quale scrivevo lettere che arrivavano dopo giorni, leggevo guide turistiche uniche, mi recavo in posti sconosciuti e rimanevo veramente strabiliata dalle sorprese che mi attendevano.
Sarà l’età a rendermi nostalgica oppure semplicemente il fatto che quando cambiano le abitudini, una parte di noi resta inevitabilmente ancorata a ciò che ha vissuto in passato. Fatto sta che quella parte remota scalpita nel cuore e nei ricordi e vuole essere riportata alla luce. E vissuta ancora, ancora e ancora.
Ricordo benissimo le parole di mia mamma quando diceva “Quando avrai la mia età vedrai”. E mi sembravano assurde. Io non sarei stata così conservatrice e tradizionalista perché ero moderna ed immune alle nostalgie e alle difficoltà del progresso e dell’adattamento. Per lo meno, questo era quello che credevo.
Oggi, posso tranquillamente confessare che le stesse parole le dico al mio Luca, il quale prontamente mi ricorda quanto io sia una mamma tradizionalista e nostalgica, legata ad un “passato oramai passato” e che lui non è e non sarà mai così nel futuro. Buffo vero?
Pensando a queste dinamiche mi rendo conto di quanto questo avvicendamento sia semplicemente delizioso. Mi fa capire quanto l’uomo, nonostante la sua sacrosanta esigenza di andare avanti, sia comunque sempre in qualche modo uguale a come era prima. Quindi più che sentirmi demoralizzata, voglio sentirmi viva, unica e consapevole. Approfittare della raggiunta maturità per prendermi la licenza di fare e pensare ciò che sento più mio.
E ciò che ho sentito più mio a metà dicembre 2023 è stata la voglia di riprendermi il mio tempo interno. Lento, profondo e soprattutto mio. Così ho deciso di staccare i social e mettermi in contatto con la Ori slow dell’era pre social e pre digitale.
Le reazioni
Appena comunicato che mi sarei allontanata dal mondo che vortica su internet, ho assistito a 3 tipologie di reazioni. Provo a raccontarle. Ma nel frattempo voglio precisare che nel mio intimo già sapevo che questa decisione mi avrebbe fatto molto bene. Era una necessità profonda e non potevo non accoglierla.
Solidarietà
Con grande piacere ho scoperto che molte delle persone che seguo o mi seguono sui social, hanno avuto una reazione di solidarietà rispetto a questa mia scelta. Dalle chiacchiere è venuto fuori che molti avrebbero il desiderio di mollare un po’ la tensione che li lega al mondo virtuale per riprendersi un po’ dello spazio in presenza, profondo e significativo che ci appartiene. Sia per sé stessi che nei rapporti con gli altri.
Perplessità
Direi che non mi ha stupita la perplessità che invece in molti altri si è palesata. Non voglio creare per forza dei luoghi comuni o essere retorica, ma devo ammettere che la perplessità sfociata anche in assoluta incomprensione, è arrivata da persone più giovani, abituate a questo sistema oppure da chi so esserne particolarmente “dipendente”. E posso assicurare che sono tante. Forse troppe. La paura è di perdere il contatto, perdere occasioni, perdere tempo. Insomma, il concetto è la “paura” che si traduce nell’equazione distanza dal web=disastro nella vita. Da pensarci su.
Aspettativa
Interessante e simpatico è stato scoprire il lato di curiosità che si è manifestato in molti. Tanto da creare in loro delle aspettative e delle domande. Qualcuno, molto simpaticamente, mi ha dato la sua versione in anticipo e trovo che sia stato semplicemente carino. Piacevole.
Le aspettative di queste persone sono state di curiosità: capire cosa sarebbe successo nel mio mese di assenza, quali benefici avrei ottenuto, se avrei subìto dei danni, come avrei iniziato, quali azioni avrei messo in atto, cosa avrei organizzato nel frattempo, come mi sarei sentita sia durante che dopo questi 30 giorni. Stimolante direi.
Partenza per l’esperimento
Dopo aver annunciato questa mia decisione, doveroso da fare per evitare di sparire improvvisamente che non è mai corretto nemmeno nella vita normale, semplicemente ho smesso di vivere il mondo digitale. Il più possibile, per lo meno.
Se ci si chiede se ciò sia complicato, posso affermare che in realtà è tutto più un problema psicologico che tecnico. Escluse ovviamente tutte quelle operazioni che fanno parte del viver comune e che, nel bene e nel male, siamo costretti a compiere in maniera automatizzata e totalmente rimpiazzate dal digitale.
Ma ce ne sono un sacco che sono ancora una nostra scelta. Ed è qui che mi sono addentrata io. Nella mia possibilità di scegliere. E tecnicamente non succede proprio nulla. Semmai è più tutta una questione mentale.
Il lavoro social e smart
Per chi mi può dire “sì, ma io con social e web ci lavoro”, mi sento tranquillamente di rispondere che il lavoro è lavoro, così deve essere inteso e alla fine è solo una questione organizzativa a seguito della quale puoi decidere di rilassarti e magari accantonare senza avere chissà quale contraccolpo.
Nel caso di un lavoro che richieda attenzione e continuità particolari, l’occasione per delegare e il tempo per “mollare” un po’ ci sono sicuramente. Se non si riesce a delegare o la presenza è fondamentale, allora non è così vero che il lavoro smart e digitale è così grandioso da donare quella straordinaria libertà che molti millantano. Se viene richiesta una presenza 24/7 direi che siamo più schiavi che più liberi. Meditiamo su questo fatto. E sempre si valuti caso per caso.
Obiettivo della mia scelta
Questa mia decisione non è partita con la volontà di essere il guru di turno che vuole per forza acclamare la magnificenza di un digital detox, di quanto sia grandioso abbandonarsi alle meraviglie della vita lenta e consapevole o di quanto possa essere alla fine ridicolo passare ore, giorni, mesi, anni con il naso piantato sugli schermi.
Il mio obiettivo è stato semplicemente quello di sentirmi meglio rispetto alle mie necessità e al tempo che passo su internet e sui social. Per capirci: ho accolto il mio desiderio di rilassarmi consapevolmente in quello spazio di vita “che accade” quando siamo impegnati nella routine virtuale parallela che ha tanta voglia di soppiantare la vita in presenza.
Non so se sono riuscita a rendere questa idea, ma chi condivide questa sensazione sa come mi sono sentita e cosa sono andata a cercare. Potrei sintetizzare dicendo che sono andata alla ricerca di me stessa, consapevole del fatto che le realtà parallele che stiamo vivendo devono semplicemente amalgamarsi e andare d’accordo in un equilibrio che rappresenta il valore aggiunto alla nostra totale esistenza.
Gli effetti del digitale su di me
Nonostante il mondo digitale mi piaccia, mi serva e mi coinvolga, dall’altro lato tutto ciò mi rende incredibilmente nervosa. Sono perfezionista, critica e mica così brava con tutti questi sistemi. Ad ogni post, articolo, foto, ricerca, pagamento, biglietto on line e così via, mi sale lo stress e mi ritrovo a pensare a come sarebbe bello se la mia vita si fosse fermata a prima dell’esplosione di questi sistemi. Per non parlare dei rapporti con gli altri.
MI piace la carta, adoro guardare negli occhi, il calore di un abbraccio, comprare la verdura in campagna, viaggiare con la cartina in versione cartacea da 2 metri per 2 metri e farmi le foto con la Fuji Instax mini 99 che mi ha regalato Luca per poi attaccarle sugli album. Sono antica. Me lo dice anche Luca. Che però adora quando ci facciamo i selfie con la Instax e attacchiamo sugli album quelle cicciotte e rettangolari fotografie che escono immediatamente dopo lo scatto. Colori strani. Effetti démodé. Ma così romantiche e deliziose.
Io non mi sento antica. Piuttosto mi sento come un’avventuriera romantica che adora sentirsi parte di un luogo, come una del posto, imparare una lingua straniera, cambiare abitudini, risolvere questioni con l’abilità personale. Se trovo il giusto compromesso filo dritta e ottengo risultati. Sono creativa e produrre contenuti mi piace tantissimo ma lo faccio secondo il mio estro senza seguire i dettami e le mode. Forse anche per questo faccio fatica a farmi “conoscere” di questi tempi.
Sono un po’ boomer, come si dice adesso. I “followers” mi piace conoscerli di persona, creare con loro rapporti empatici ed affettivi, sentire le loro energie da vicino, condividere bello ma anche brutto. Mica così facile se ci si vede o parla solo attraverso uno schermo. E non sono mica una mosca bianca. Nella mia casella DM è pieno di conversazioni che virano su questi temi con chi si sente come me. Solo che poi molti stanno al gioco che, secondo me, è per i duri.
Io sono incredibilmente semplice, in connessione con la natura e le emozioni, con la mente libera e spensierata. Proprio l’opposto al nostro tempo scandito dal digitale squadrato e numerato. Ecco perché ho deciso di mettere un punto di stop e resettare la mie “celluline grigie” cit. Poirot. E Gibi ha condiviso la mia scelta.
Detox?
Ad essere sincera non mi piace dire che questi 30 giorni siano stati un detox. Preferisco pensare che siano stati un approccio consapevole al mondo social, per imparare a gestirlo in modo appropriato e soprattutto prima che diventi odio e dolore.
Rimpiazzando i momenti social con le attività in famiglia, e ovviamente in viaggio, penso di aver semplicemente ritrovato il mio ritmo interno e gettato le basi per progetti futuri. Penso ci sia del buono in questo.
Quali eccezioni mi sono concessa
Come già detto, considerato che viviamo nell’era digitale, non ho sospeso proprio ogni tipo di app o social. Diciamo che ho fatto delle scelte ponderate.
Ho continuato ad utilizzarlo in maniera molto controllata, per tenere i rapporti con i miei famigliari e gli amici più intimi e per avere qualche informazione lavorativa. Non ho stressato nessuno più di tanto con frasi, faccine e cartoline virtuali anche in virtù del fatto che eravamo nel periodo natalizio durante il quale secondo me è meglio dedicarsi agli affetti “dal vivo” e non filtrati dall’artificialità.
Un controllo al giorno, non di più, generalmente di sera, e non tremila volte per vedere se qualcuno mi aveva scritto. Fossero state informazioni fondamentali, son sicura che mi avrebbero cercato diversamente. Infatti così è stato. Qualche tempo fa non c’era la posta elettronica e nemmeno i vari spam e pubblicità sgradite che possono attendere.
Bellissimo social quando è nato, Instagram adesso mi pare un po’ schizzato. Molti condividono il mio pensiero e la percezione che oramai altro non è che un imbarazzante marketplace dove tutto è la copiatura di tutto. La differenza secondo me la fa chi ancora sa stare fuori dagli schemi o nello schema originario. Ma è ancora possibile? A voi la palla!
Quindi non l’ho proprio calcolato per 30 giorni e direi che non è successo niente di straordinario. Non sono schiava dei vanity metrics e i rapporti che ho creato per fortuna sono ancora ben saldi, Questo mi rende felice perché credo sia un successo. Chi è sparito alla fine non era fondamentale, anzi mi ha fatto un piacere a trovare altri spazi.
App per gestire foto e video
Le ho utilizzate in momenti particolarmente vuoti e non fondamentali. Con la mente più libera ho scoperto anche nuove funzioni che non conoscevo. Quindi un investimento.
Note
Queste sì le ho utilizzate ogni qualvolta mi sia venuto in mente qualcosa da ricordare poi, e mi è stato utile. Se non scrivo non ricordo. Triste realtà data dagli anni che passano. Anche a questo non credevo in passato. Generalmente scrivo sui fogli, che amo, ma essendo stata a lungo in viaggio in questo mese ho usate le note digitali per comodità. E direi che queste in generale non mi danno problemi.
Travel blog
Di questo mi sono occupata un po’ di più perché è ancora in evoluzione e sistemazione dopo il restyling e non avendo altre distrazioni mi è piaciuto farlo senza stress.
L’ho programmato per 30 giorni quindi non ho dovuto occuparmene. Lui ha lavorato per me.
App varie
Solo quelle fondamentali: la banca, l’assicurazione, i supermercati, l’Ikea e poco altro.
Sono passati 30 giorni
Come mi sento dopo questo periodo di rilassamento dal digitale? Mi sento bene naturalmente, ma non perché abbia compiuto chissà quale impresa titanica. Semplicemente ho maneggiato la mia consapevolezza e la mia autodeterminazione.
Il prendere in mano la propria vita e le proprie decisioni fa sempre molto molto bene, indipendentemente da cosa si fa.
Ho imparato a guardare al digitale con più simpatia anche se non ancora con così tanta fiducia. La mia paura è sempre quella che un giorno soppianterà le nostre vite e questo non mi piace affatto. Ma mi sono concessa questa nuova lavagna nera sulla quale scrivere con un gessetto bianco le mie di regole.
La mente si è liberata molto dallo stress del lavoro che mi aspetta sia sui social che sul blog. Che ho scelto liberamente da poco tempo in fondo. E se le cose da fare sono ancora lì, va bene lo stesso. Dormo sonni felici e mi prendo il tempo necessario per farle.
Altre cose positive
Ho finalmente letto libri cartacei, ho viaggiato senza l’ansia di trovare “i 5/10/20/100 anfratti sconosciuti che nessuno ha mai visto ma che ti cambierebbero la vita”, ho finito di semplificare casa nostra rendendola così un luogo distensivo ed accogliente, ho gettato le basi per nuovi lavori, ho conosciuto persone bellissime con le quali ho riso tanto, preso 4 aerei e visitato i luoghi europei più slow che abbia mai visto. Ma queste saranno tutte altre storie.
E a chi vuol farmi credere che vita e lavori social e digitali siano il paradiso, consiglio di provare più spesso a viversi il presente nel qui e ora, mano nella mano con una persona cara, senza un dispositivo annesso per immortalare il momento e riscoprire quali sensazioni si provano.
Fammi sapere se hai in previsione di provare un’esperienza di questo tipo o semplicemente fare dei cambiamenti nella tua vita.
Quali sarebbero, oggi, le cose non negoziabili delle quali non potresti fare a meno?